Daniele Seragnoli “A Bondeno con Carlo Tassi”. Viaggio nelle “Case degli illustri” dell’Emilia Romagna
Basta spostarsi di pochi chilometri da Ferrara per incontrare un luogo emblematico ed evocativo: La Casa del Pittore-Archivio Carlo Tassi alle porte di Bondeno sulla via Virgiliana, la lunga arteria che conduce dal capoluogo al territorio mantovano. Una grande villa che dal 1995 è stata l’ultima dimora-atelier dell’artista (1933–2011), pittore e scultore fra i più significativi del panorama artistico ferrarese e non solo, allievo di Virgilio Guidi e Pompilio Mandelli e “figlio d’arte”. Il padre Gaetano era infatti il restauratore e pittore della cui “bottega” aveva parlato Mario Soldati nel racconto I colori di Bondeno apparso la prima volta sul Corriere della Sera del 17 novembre 1955, e più volte ristampato fino a oggi nelle varie edizioni delle sue opere.
Pur di natura differente il Centro studi bassaniani (fascicolo di settembre 2023) e Casa Tassi sono in qualche misura affini e “parenti”, tangibilmente marcati entrambi gli spazi dal visibile imprinting di abitanti sì di diverso carattere e ambito culturale e sociale, ma accomunati da analoghe sensibilità e interessi: legati profondamente tutti e due alla memoria dei luoghi e alle loro atmosfere umane e naturali. Uno scrittore e un artista che nel corso della loro vita si erano conosciuti e incontrati almeno in una occasione, tra gli anni ’70 e ’80, quando Bassani – il cui interesse per l’arte è risaputo – si recò a visitare Tassi nella sua casa studio dell’epoca. Un luogo immerso nella natura, sotto l’argine di un canale in un piccolo borgo del bondenese, appartato ma ricco di spirito di accoglienza, un cenacolo artistico, frequentato abitualmente da studiosi, critici, giornalisti e scrittori e che periodicamente si apriva a mostre e concerti.
È un percorso lungo e in parte travagliato, come sovente è tipico della sensibilità artistica, quello che conduce Carlo Tassi alla “Casa del Pittore” e diverse e variegate ne sono le tappe, da uno studio pittorico all’altro, in oltre cinquant’anni di attività. Una lunga esperienza artistica attraversata da numerose fasi e stili fino al raggiungimento di una personale visione e di una poetica che, seguendo un preciso filo conduttore, unisce l’elemento naturalistico, umano e religioso, facendosi interprete di un mondo essenzialmente padano, al quale l’artista è indissolubilmente legato: un territorio, caratterizzato da forti contrasti ambientali e sociali, dove Tassi trova fertili ragioni per sviluppare e maturare il proprio discorso artistico e culturale.
La casa-atelier, le raccolte d’arte che l’arredano e la impreziosiscono, la ricchezza di oggetti e collezioni che contiene, gli spazi e le atmosfere che vi si respirano, sono in grado di rappresentare la complessa personalità di Carlo Tassi e la sua vicenda umana e artistica, il suo carattere e la sua quotidianità. Un patrimonio in grado di farsi interprete, allo stesso tempo, della qualità e della storia del territorio, varcandone i confini grazie ai valori che esprime.
Disposta su due piani la Casa custodisce oltre 1500 opere fra dipinti, sculture, disegni e stampe che spaziano dal XVI al XXI secolo. Nella raccolta, suddivisa in tre grandi nuclei, sono oltre un migliaio le opere del Maestro, 350 delle quali esposte; un secondo insieme è costituito dal lascito del padre Gaetano; l’ultima parte riguarda le opere di altri artisti collezionate da Tassi.
Al piano terra, quasi interamente dedicato alla sua personale attività, si trovano un’ampia galleria aperta al pubblico già quando l’artista era in vita, il deposito delle opere non esposte offerto all’occhio del visitatore e infine l’ambiente più suggestivo ed emblematico: l’atelier, “officina magica” della creazione, nella quale sono custoditi i materiali, gli oggetti di lavoro, tavolozze, pennelli intrisi di colore, tele preparate e non finite, dipinti incompiuti così come sono stati lasciati, quasi in “momentanea sospensione”, come se l’artista dovesse rientrare da un momento all’altro.
Tutto è conservato fedelmente anche negli altri ambienti della dimora al primo piano destinato ad abitazione, nel rispetto della disposizione voluta dall’artista, in una inebriante ed incredibile quantità di arredi, opere di scultura, oggetti d’arte e antiquariato e collezioni di varia natura (libri antichi, orologi, strumenti musicali, giocattoli, apparecchi fotografici, radio e grammofoni e tanto altro ancora). Una sorta di wunderkammer le cui pareti, senza soluzione di continuità, insieme ai lavori più significativi delle varie fasi che Tassi ha attraversato espongono una collezione di opere con importanti protagonisti della storia dell’arte ferrarese, emiliana e nazionale, antichi e moderni. Una scoperta inattesa ed “emozionante” in quell’angolo di pianura padana.
Nella Casa troviamo anche un nutrito patrimonio bibliografico e i numerosissimi materiali d’archivio che informano sugli anni di formazione e di insegnamento e sulle molte tappe della vita artistica e personale del Maestro (lettere, documenti privati, cataloghi delle mostre, monografie dedicate, ricca rassegna stampa, ecc.), rigorosamente ordinati e raggruppati e oggetto di studio. Una classificazione alla quale si affianca dal 2015 un approfondito Archivio digitale progettato al fine di una mappatura completa dell’opera omnia di Carlo Tassi per tutelarne, promuoverne e diffonderne la conoscenza collaborando inoltre alla realizzazione di mostre, cataloghi e altre iniziative culturali con istituzioni come musei, fondazioni, gallerie (https://archivio.carlotassi.it/).
Dalla “Casa del Pittore” si snoda un itinerario culturale di conoscenza di Carlo Tassi attraverso i luoghi, la natura e le atmosfere del territorio che hanno distinto il contesto della sua esistenza alimentandone l’immaginario artistico. Un percorso disseminato di particolari paesaggi dove incontrare anche altre opere del Maestro, da Bondeno a Ferrara, ad Argenta.
Possibilità di visita su prenotazione e necessari contatti all’indirizzo web.https://www.carlotassi.it/casa-museo/
Secondo il filosofo James Hillman un “luogo” può racchiudere la memoria generata dal daimon originario, da un’essenza impalpabile che lievita lentamente determinandone l’anima. E città, casa o edificio che siano, tutti racchiudono caratteristiche che conservano simboli propri e identificanti (L’anima dei luoghi, Milano, Rizzoli, 2004). E la casa di ogni individuo è un racconto, un particolare spazio di memoria, come è stato asserito tra gli altri dalla storica Antonella Tarpino: l’immagine della casa “disegna la topografia dello spazio intimo; la casa è il nostro primo universo, rifugio e deposito della continuità” (in Geografie della memoria: case, rovine, oggetti quotidiani, Torino, Einaudi, 2008, pp. 25).
A maggior ragione la casa di uno scrittore, di un artista e di un collezionista, di un uomo illustre in generale, come nel caso di Giorgio Bassani e di Carlo Tassi, possiede una qualità in più: è sì un bene culturale, da proteggere, valorizzare e rendere fruibile, ma soprattutto è un retaggio vivente che parla e dialoga con tutti. È un luogo nel quale ricercare e riscoprire spirito ed essenza del genius loci che l’ha fecondato, grazie alla particolare atmosfera che vi si respira, suggestiva ed evocativa al tempo stesso. Uno spazio che testimonia e porta la memoria della sua originalità, tramandando necessità, aspettative e scelte dell’antico abitante in maniera reale e concreta ma ancor più simbolica: un invito, oggi, alla “partecipazione” attiva e a uscire dalle solitudini dell’ego, un stimolo alla “bellezza” per porci sempre nuove domande sull’essenza stessa della natura umana.
L’articolo completo a pag. 37 della rivista ua|3p al link sottostostante
ua|3p – settembre 2024 – p.37 – Daniele Seragnoli – A Bondeno con Carlo Tassi –